(Fernando Pessoa)
Refª: Antonio Tabucchi -
"Sostiene Pereira"
Giangiacomo Feltrinelli Editore
Milano 1994
Editorial Anagrama, S.A.
1999
Pedro de la Creu, 58
08034 Barcelona
Zaragoza,
22 julio 2001
Acompaño a Pereira en su
viaje interior.
Sube la marea de su bondad calladamente, dándole tiempo a
encontrarse consigo mismo. Mientras, intenta despistar a su consciencia con el
espantajo de una guadaña, pero pone ésta en manos de un romántico, Monteiro
Rossi, que desbrozará su camino de fantasmas.
¡Qué bien trenzada la individualidad con su proyección
social!
Monteiro Rossi se verá obligado a escribir necrológicas
para que no lean la suya, pero incumplirá su contrato reproduciendo artículos
vitales, es decir, no hablando nunca de los muertos, antes o después de
adquirir su condición de tal.
Pereira se inquieta, no tanto por el peligro al que se verá
expuesto compartiendo el riesgo de una idea justa, sino por el tiempo que ha estado
ajeno a esta idea. Y la inquietud suele herir el alma. A él no, porque ha
entrado en combate. Dejó atrás el autismo que provocaba la sonrisa paciente de
aquel retrato y decidió mirar el espejo. Recordará siempre la primera imagen:
Cardoso, el médico de su alma. Tan breve fue esta feliz aparición que dejó en
Pereira una, casi, insoportable nostalgia, mezcla de pasado perdido y futuro
no-nato (diría él). Pero estaba mal dicho, porque la realidad era que el
presente había llegado y con él su mejor Pereira.
Cardoso, Marta y Monteiro Rossi, serán ya, para siempre,
huéspedes en su hospitalario trayecto.
Recuerda que un día, sentado en un banco, cerca del Café
Orquídea, escuchó una antigua melodía y recordó los felices sueños que nunca
contó porque no venían a cuento con esta historia. Exclamó: ¡ahora entiendo!
Ahora esperaba, no sabía qué, pero esperaba.
El calor era tan agobiante que decidió volver a casa, tomar
un baño frío, comer algo y descansar un poco. Tenía la maleta preparada para
salir a la hora exacta.
Fue su último sueño. Se le acercó un mendigo que llevaba a
su espalda un carcaj de melodías y pidió a Pereira "una limosna".
Entregó el retrato. De momento sintió miedo y una inmensa pena que le hizo
abrir los ojos. A su lado estaba su esposa, más radiante que nunca, sin
vestigio de enfermedad, como él la amaba. Le dijo que todo estaba bien y quería
dar un paseo.
Sostiene Pereira que por
primera vez, fue él quien sonrió.
Accompagno
Pereira nel suo viaggio interiore.
Sale silenziosamente la
marea della sua bontà, dandogli tempo di congiungersi con se stesso. Mentre,
cerca di depistare la sua consapevolezza con lo spauracchio di una falce, mette
questa ne lle mani di un romantico, Monteiro Rossi, che libererà il suo cammino
dai fantasmi.
Com’e bene intrecciata
l'individualità con la sua proiezione sociale!
Monteiro Rossi si vedrà
obbligato a scrivere necrologi affinché non leggano il suo, ma non adempierá al
suo contratto riproducendo articoli vitali, cioè, non parlando mai dei morti,
prima o dopo avere acquisito tale condizione.
Pereira si inquieta, non
tanto per il pericolo al quale si vedrà esposto condividendo il rischio di
un'idea giusta, bensì per il tempo durante il queale è stato estraneo a questa
idea. E l'inquietudine normalmente ferisce l'anima. A lui no, perché è entrato
in combattimento. Lasciò in dietro l'autismo che provocava il sorriso paziente
di quel ritratto e decise di guardare lo specchio. Ricorderà sempre la prima
immagine: Cardoso, il medico della sua anima. Tanto breve fu questa felice
apparizione che lasciò in Pereira una quasi insopportabile nostalgia, un misto
di passato perduto e di futuro non-nato (direbbe egli). Ma era mal detto,
perché la realtà era che il presente era arrivato e con esso il suo migliore
Pereira.
Cardoso, Marta e Monteiro
Rossi, saranno ormai, per sempre, ospiti nel suo ospitale tragitto.
Ricorda che un giorno,
seduto su una panchina, vicino al Caffè Orchidea, ascoltò un'antica melodia e
ricordò i sogni felici che non raccontò mai perché non avevano a chefare con
questa storia. Esclamò: ora capisco!
Ora aspettava, non sapeva
che cosa, ma aspettava.
Il caldo era tanto
opprimente che decise di ritornare a casa, fare un bagno freddo, mangiare
qualcosa e riposare un po'. Aveva la valigia preparata per uscire all'ora
esatta.
Fu il suo ultimo sogno. Gli
si avvicinò un mendicante che portava sulla sua schiena una faretra di melodie e
chiese a Pereira “una elemosina”. Consegnò il ritratto. Per il momento sentì
paura ed un'immensa pena che gli fece aprire gli occhi. Al suo fianco stava sua
moglie, più radiante che mai, senza vestigia di malattia, come egli l'amava. Le
disse che tutto andava bene e voleva fare una passeggiata.
Sostiene
Pereira che per la prima volta, fu lui a sorridere.
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